top of page

IDENTIFICAZIONE DI NOMENTUM


Nomentum è localizzabile con sicurezza nell'area urbana di Casali, frazione di Mentana, all'altezza del km. 21,500 della via Nomentana, corrispondente alla distanza di 14 miglia da Roma riportata dalla Tabula Peutingeriana. Durante gli sterri degli anni Settanta nell'area dell'antico abitato sono venuti alla luce resti databili all'età orientalizzante, mentre una cerchia muraria risalente al IV a.C. doveva, secondo Corrado Pala - autore del volume "Nomentum", della collana Forma Italia, costituirne l'anello difensivo. Resti murari sono affiorati, sempre a detta del Pala (il quale riporta la relativa documentazione fotografica e grafica, quasi a mezza altezza della collina ospitante l'arce, oggi Monte D'Oro. In realtà, recenti ricerche presso l'archivio della Soprintendenza, dove figurano foto e rilievi dei saggi compiuti dalla prof. Santangelo negli stessi anni, fanno propendere per una cerchia più ristretta, limitata appunto all'arce della città, ritenendo i blocchi di tufo trovati al limite S dell'abitato vicino alla via Nomentana da riferirsi ad una delle porte di Nomentum. L'acropoli, appunto, costituisce l'unica parte dell'abitato ancora intatta, anche se il dilavamento e l'opera dei clandestini ha certamente fatto la sua parte: nel primo caso, da frequenti ricognizioni sulla collina del Monte D'Oro (toponimo assai indicativo) si sono raccolti frammenti di ceramica arcaica, di vernice nera e di bucchero sottile. Le necropoli si estendevano a Sud e a Nord della via Nomentana, fuori della città, mentre oltre all'asse stradale primario una via congiungeva Nomentum con Tibur ed un'altra permette va un collegamento, attraverso l'odierno Bosco Trentani, con la Salaria.

IL TERRITORIO NOMENTANO NELLE FONTI ANTICHE 


Le fonti antiche dibattono in merito all'origine etnica della città: essendo essa in posizione periferica rispetto al Latium Vetus, al di là dell'Aniene comunemente considerato il confine tra Lazio e Sabina, e venendosi assai presto a fondere con Roma, appare assai difficile ascrivere i nomentani all'ethnos sabino o a quello latino. Direttamente a favore della prima ipotesi non abbiamo testimonianza alcuna: per Dionigi essa era una colonia albana in territorio sabino, della stessa idea appare Virgilio, mentre Strabone la enumera come una città al confine meridionale della Sabina. Livio, raccontando le gesta di Tarquinio Prisco e la sua conquista di numerose città enumera Nomentum tra queste, non specificandone l'ethnos. Plinio, da ultimo, riferisce Nomentum alla I regione augustea, ma poi li include nella IV. In conclusione, appare più probabile un ethnos latino, anche se la città fu iscritta nella IV regio. Secondo la tradizione venne quindi sottomessa da Tarquinio Prisco, ma con tutta probabilità partecipò alla Lega Latina solo nel V secolo: infatti non figura nella lista di queste di Prisciano, riferibile alla situazione nel VI secolo. Nel 435-434 a.C. non partecipò alla rivolta etrusca contro Roma, mentre è fra le città latine ribelli nel 338 a.C. assoggettate da Roma. Da questo momento riceve la qualifica di civitas optimo iure e divenne un municipio retto da un dictator, ascritta forse alla tribù Cornelia. Nomentum ebbe un fiorente sviluppo, come altri municipi della zona, durante la prima età imperiale, stando a quanto testimoniato dai ritrovamenti di maggior pregio attribuibili proprio a quel periodo Si pensa che il cristianesimo si sia diffuso in queste zone assai precocemente, ritenendosi la diocesi anteriore al V secolo d.C. Una fonte tarda (fine V - inizi VI d.C.) ricorda il martirio dei santi Primo e Feliciano sotto Diocleziano e Massimiano. La tradizione vuole che la città venne distrutta definitivamente dal re longobardo Liutprando (712 - 744 d.C), ma questo è un dato ancora tutto da verificare e rientra nella complessa problematica relativa all'abbandono di Nomentum e al trasferimento dell'abitato dove oggi sorge Mentana, troppo spesso e troppo semplicisticamente ascritto ad un unico evento traumatico, quale appunto l'incursione di Liutprando.

ETA' REPUBBLICANA E IMPERIALE


Nel territorio compreso tra il Tevere e l'Aniene si assiste ad una certa flessione dell'intensità del popolamento: sono i centri minori e medi a subire maggiormente questo fenomeno, mentre la nascita di nuovi insediamenti non riesce a coprire questo regresso demografico. Si può tentare di spiegare questo dato con l'incertezza politica e le lunghe guerre della fase alto-repubblicana, con gli Etruschi impegnati a mantenere le rotte trasversali al Tevere e i Sabini che accentuano la loro spinta verso la pianura. Nel corso del III e del II secolo il fenomeno si accentua, mentre i nuovi siti comparsi sono pertinenti a ville: il cessare del tutto dei transiti treasversali al Tevere, la caduta di Veio, la scomparsa di Crustumerium ed il declino di Fidenae possono ascriversi a buon diritto a cause di ciò. La nostra zona, come abbiamo già visto, entra politicamente a far parte dello stato romano, ed in maniera definitiva, nel 338 a.C. Le terre appena conquistate dovettero essere, con ogni probabilità, in parte lasciate alle popolazioni ed in parte aggregate all'ager publicus oppure assegnate viritim. Alcuni degli insediamenti dell'età arcaica continuano a vivere, come quello della Macchia del Barco, ma soprattutto siamo di fronte ad una nuova presa di possesso del territorio, grazie al sorgere di nuovi nuclei abitati, generalmente nel corso del III sec. a.C., ma anche - in un unico caso - nel IV. Questi nuovi insediamenti sono costituiti da fattorie e ville rustiche che poi si svilupperanno in forme sempre più complesse. Probabilmente la nuova disponibilità di manodopera schiavistica, in seguito alle guerre di conquista orientali e la nota fertilità dei luoghi, producenti vino, olio, frutta e ortaggi di alta qualità, costituiscono i motivi trainanti di questo sviluppo. Questo fenomeno si intensifica verso la fine del periodo repubblicano quando osserviamo una certa ripresa edilizia (fine II e prima metà I): insieme alle fattorie e alle ville rustiche, compaiono le ville di lusso dotate di terme ed abbellite da opere artistiche di grande pregio: intonaco dipinto, tubuli per il riscaldamento, fistule per l'impianto idrico, tessere di mosaico e lastre marmoree costituiscono la norma di un fenomeno che sembra continuare durante il II e il III sec. d.C. Quasi ogni collina ospita in questo periodo una villa ed in particolare quelle rustiche, che abbiamo visto affacciarsi sul nostro territorio prevalentemente a partire dal III sec. a.C., sono soggette a ristrutturazioni. Nel contempo, abbiamo un ulteriore declino dei villaggi più antichi, all'interno dei quali si insediano nuove e ricche dimore. Queste ville si distribuiscono nel territorio occupando però principalmente dei nuovi siti: spia questa di una ripartizione fondiaria che deve aver perduto i legami con le fasi precedenti. Tale urbanizzazione trova la sua base strutturale nella rete viaria: in essa si convoglia gran parte del traffico dall'Appennino a Roma e, con esso interessi ben più ampi. E' tutto un susseguirsi di edifici residenziali, borghi, sepolcri ed edifici di supporto per merci e viaggiatori: alberghi, osterie, stazioni, magazzini. Infatti, nella prima età imperiale assistiamo alla definitiva e completa ristrutturazione della Nomentana; variazioni e rettificazione del percorso, che ricorre spesso a viadotti atti ad evitare le vallecole attraversate dalla strada. e ad una nuova sede stradale non coincidente con la precedente. Nel territorio vengono sfruttate sorgenti di acque termali, come le Aquae Labanae ricordate da Strabone, sulla via Nomentana. 

ETA' TARDO IMPERIALE


Anche se l'incessante crescita edilizia della fase precedente ha certamente nascosto interventi di manutenzione e restauro messi in opera in epoca tardo-antica, è indubbio che in questo periodo assistiamo ad una rilevante contrazione degli insediamenti, causata probabilmente dalla crisi economica e demografica e dallo sviluppo del latifondo. Nel contempo, siamo di fronte allo sviluppo di zone fino ad allora 'di confine', come l'attuale territorio di Tor Lupara., a cavallo del limite geomorfologico e storico con la terra di Crustumerium e con quella appartenente a Ficulea. Appare manifesta la costruzione dei primi monumenti cristiani, essenzialmente santuari e basiliche ad corpus, nati in seguito alla deposizione di martiri nei cimiteri che sorgono lungo le vie consolari e anche all'interno delle vecchie ville romane (che in questo caso rimarranno in funzione persino nel V e talvolta addirittura nel VI secolo) e sono circondati da ampie superfici di campagna deserta. Esse fungono certamente da luoghi di aggregazione per la popolazione rurale. La nostra zone conserva memoria di un cimitero ed una basilica dedicati ai SS. Primo e Feliciano, che proprio ultimamente è stata definitivamente localizzata grazie alla carta del Peperelli: si trova infatti al Km. 20,600 della Nomentana attuale.

VERSO IL MEDIOEVO


Operativi nel tardo impero erano le grandi strutture amministrative agricole, i patrimonia, suddivisi in massae, alle quali sovrintendeva un rector, che erano a loro volta articolate in fundi. Nel Liber Pontificalis si attesta, nell'VIII sec. d.C., la nascita delle domuscultae, le aziende agricole create dalla Chiesa e disposte attorno alla città, allo scopo di approvvigionare Roma di granaglie, ortaggi e frutta, ma anche per controllare il territorio che abbracciava la sede di Pietro, impedendo di fatto la creazione di forti poteri in periferia. Queste traevano origine da una trasformazione delle antiche villae, che quindi è erroneo pensare fossero state da tempo abbandonate. In quest'ottica, grossa importanza hanno le c.d. pievi, chiese con fonte battesimale situate in aperta campagna, spesso lontano dalle vie consolari, dalle quali dipendevano altre chiesette. Le pievi si conserveranno nella nostra zona ben oltre la fase di primo incastellamento del X ed XI secolo, quando queste verranno abbandonate a favore dell'ecclesia castri: infatti non abbiamo fonti relative a castra anteriori al XIII secolo, eccetto che per il Castello di Mentana. Nel nostro territorio la pievi saranno sostituite dalla chiesa arcipresbiteriale solamente nel XIV secolo. In documenti dell'XI secolo, ma che a ragione possiamo ritenere rispecchino in larga parte anche la situazione di VIII, compaiono due fundi (Aunias e Spatianum) siti all'XI miglio della Nomentana, che erano parte della precedente massa esistente già ai tempi di Gregorio Magno, la "Massa Magulianense". Tale territorio viene ad essere compreso tra la via Nomentana e il fosso di S. Lucia, circa all'altezza dell'attuale Km.17. La nostra zona era anche al confine NO della "Curtis Sanctae Caeciliae", azienda agricola anch'essa molto antica. La città di Nomentum cessa di esistere, secondo i più, in seguito all'ennesima scorreria distruttiva dei Longobardi di Liutprando nel 741. In realtà bisogna pensare che il nostro territorio subisce a più riprese le attenzioni del re longobardo per un periodo compreso tra il 726 (inizio della cosiddetta "guerra iconoclasta" fra Leone III l'Isaurico e papa Gregorio II) e, appunto, il 741. Non bisogna dimenticare poi le azioni svolte da singoli gruppi di guerrieri. Appare dunque evidente la necessità di evitare il facile ricorso ad una datazione storica ben precisa per raccontare un fenomeno, quale quello dell'abbandono degli antichi centri, che non segue mai delle direttrici unitarie ed è sempre assai diluito nel tempo. 

bottom of page